Ciò perché i provvedimenti “emergenziali” (targhe alterne, blocchi giornalieri del traffico, ecc.) costituiscono solo dei palliativi per fronteggiare situazioni di emergenza, nel tentativo di abbattere punte di inquinamento particolarmente significativo. È stato detto più volte che i determinanti principali per l’inquinamento delle nostre città sono la mobilità, i riscaldamenti e, soprattutto in alcune zone del paese, gli impianti industriali. Il tutto, naturalmente, amplificato dalle condizioni orografiche e meteorologiche. Il tema della mobilità è, quindi, strettamente connesso a quello dell’ambiente e della salute, o, in termini più generali, alla qualità della vita delle nostre città. Laddove gli spostamenti delle persone nella realtà urbana sono prevalentemente effettuati con mezzi privati il traffico rappresenta una fonte determinante in termini di inquinamento atmosferico ed acustico, anche se il miglioramento delle prestazioni in termini di emissioni dei veicoli verificatosi negli ultimi decenni ha sicuramente avuto effettivi positivi. Una delle politiche strutturali possibili per le città è quella della realizzazione di sistemi tranviari, che, laddove funzionanti, hanno incontrato ovunque un notevole successo. Il successo di questo mezzo di locomozione è legato alla buona accessibilità, all’elevato comfort, ai bassi livelli di rumore e alle zero emissioni locali. Il suo sviluppo - soprattutto laddove strettamente connesso con logiche di riorganizzazione urbana - ha in genere permesso di riqualificare aree urbane degradate, ridurre il traffico stradale e aumentare lo spazio fruibile da pedoni e ciclisti. In diversi paesi europei le reti tranviarie si sono sviluppate già da alcuni decenni, mentre in Italia siamo ancora indietro. D’altra parte la storia del tram viene da lontano, come bene ha descritto Giovanni Mantovani in “Un tram che in Italia si chiama desiderio”.
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